Un episodio della mia vita

Un'episodio reale della mia vita accaduto il 15 settembre 2013.

15/09/2013, ore 01:00: mi sveglio con una sensazione strana. Il cuore non va, sta battendo troppo forte e ogni minuto la frequenza aumenta sempre più. Misuro la pressione, 190/140, frequenza a 160. No, così non va. Prendo delle gocce di Nefedicor e di Xanax, ma la crisi non si attenua.

È l’ennesima crisi ipertensiva (la maledetta), che sto avendo periodicamente da aprile, malgrado le terapie, le varie visite, i diversi esami diagnostici a cui mi sono sottoposto, compresa una coronarografia.

La frequenza cardiaca è sempre alta, respiro male. Andiamo al pronto soccorso. Ormai mi conoscono perché non so più quante altre volte ho dovuto ricorrere al loro intervento a causa della maledetta.
Non posso assumere farmaci betabloccati perché li ho dovuti eliminare (periodo di wash-out per poter effettuare dei controlli diagnostici ai surreni). Il cardiologo di guardia decide allora di effettuare una cardioversione somministrando un farmaco, l’Adenosina, che avrebbe dovuto aiutarmi. Invece il cuore si arresta e non riparte.

Rimango fin troppo lucido e capisco che il cuore si è fermato. Secondi che sembrano un’eternità. Il cardiologo però non può perdere tempo con il defibrillatore e decide di prendermi a pugni sul petto. Il cardiologo è un tizio alto e ben piazzato e i suoi cazzotti non è che fossero proprio delle carezze... Comunque sia, il cuore riparte, ma sento subito che qualcosa non va. È come un motore che perde i colpi, troppe pause, troppi battiti irregolari. Fibrillazione atriale e anche piuttosto marcata!

Sono sfinito. Vorrei dormire, mi sforzo però di rimanere sveglio, non so cosa potrebbe accadere se mi addormentassi. Mi somministrano altra roba (Isoptin) e mi dicono di cercare di stare tranquillo. Mi guardo attorno, i miei occhi captano qualcosa. Sono ombre che si muovono in aria, a mezza altezza davanti a me. Non credo che sia un’allucinazione, perché sono sempre lucido e sento distintamente le voci delle persone che sono nella stanza e in quelle adiacenti. Le ombre le distinguo bene e le sento come inquietanti.

Passano circa due ore. Ho sonnecchiato nel frattempo, ma accade qualcosa. Una maledetta bradiaritmia con ipotensione allarmante (55/40) e aritmie sempre più marcate. Intervengono di nuovo con urgenza somministrando altra roba e poi mi trasferiscono in terapia intensiva coronarica. Qui mi attaccano diversi cavi collegati a degli strumenti di monitoraggio che emettono dei suoni che mi martellano in testa. Sono esausto. Sarà quel che sarà, mi dico e mi addormento.

È mattina. Mi sveglio e noto subito che il cuore ha una frequenza regolare. Anche la strumentazione al mio fianco indica che non ci sono più aritmie. In effetti mi sento molto meglio. Mi guardo attorno e noto una finestrella sopra di me dalla quale posso vedere uno squarcio di cielo azzurro.
La preghiera arriva spontanea, una preghiera a Maria. Sarà la suggestione, lo stress emotivo, non so. Ma subito percepisco una sensazione particolare e poi sento una voce che mi parla dentro di me e le parole che dice non le potrò mai dimenticare. La voce mi incoraggia e mi dice di non abbattermi, di avere fiducia in me stesso e nella mia capacità di reagire.

È solo un momento, ma molto intenso. Un momento che mi dà una serenità interiore che è difficile da descrivere e che da allora riserbo in me come un ricordo dolcissimo.

Non so se sia stata una suggestione, oppure no. Quello che so però, e di questo ne sono certo, in quel momento non mi sono sentito solo.

Gaetano Taverna

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