Pesca notturna

Racconto ispirato ai drammi del 2001, l'attacco terroristico alle Torri Gemelle e l'inizio della guerra in Afghanistan.

Il mare cominciava a gonfiarsi e il suono armonico dell’acqua marina che accarezzava le pareti della grotta diventò più risonante.
Dalla penombra della grotta, ancor più scura per il calar della sera, si delineò il profilo di una barca con due figure umane, una più grande e una più piccola, intenti a preparare le lenze per la pesca notturna.
«Papà, perché stasera sei così silenzioso?»
L’uomo alzò la testa e sorrise rivolto al ragazzo.
«Stasera sono triste.»
«E’ perché ti manca mamma?»
«Forse, ma anche per quello che ho visto.»
«Perché, cosa hai visto?»
L’uomo sospirò e abbassò la testa per riprendere il lavoro sulle lenze.

«Ho visto ombre scure sulla terra. Ho visto farfalle d’argento danzare nell’aria e improvvisamente abbattersi su due giganti di cemento che cadono con dolore e paura. Ho visto altre farfalle danzare in maniera diversa e colpire crudelmente piccoli rifugi indifesi. Ho visto cuccioli gridare il loro dolore per un boccone che non arriva. Ho visto altri cuccioli cercare di evitare i sassi incandescenti sparati dall’odio dei loro padri. Ho visto occhi piangere per la fatica di un lavoro massacrante. Ho visto occhi piangere per l’umiliazione di un lavoro che non c’è. Ho visto occhi piangere per una guarigione che non arriva. Ho visto occhi piangere per la paura prima dell’esecuzione. Ho visto occhi piangere per una scala da non riuscire a salire con una sedia a rotelle. Ho visto occhi piangere per la solitudine in un ospizio. Ho visto occhi piangere per l’angoscia di non potersi fare un altro buco. Ho visto persone urlarsi con odio per un parcheggio. Ho visto persone con bastoni rompere tutto quello che capita a tiro. Ho visto persone in divisa colpire altre persone del tutto inermi. Ho visto persone combattersi per una partita di calcio. Ho visto gente morire in nome di un dio. Ho visto gente uccidere in nome di un dio. Ho visto gente morire in nome di un colore. Ho visto gente uccidere in nome di un colore. Ho visto donne derubate della loro intimità. Ho visto bambini derubati della loro infanzia. Ho visto madri disperarsi per non riuscire a sfamare i propri figli. Ho visto persone umiliarsi in cambio di pochi soldi.»

L’uomo alzò la testa e osservò il ragazzo. Questi, gli sorrise.
«Papà, non sarà stato un brutto sogno?»
L’uomo sorrise con tenerezza, prese il remo e cominciò a remare seguendo la scia del riflesso della luna che nel frattempo era sorta all’orizzonte. Il mare era tornato a essere una tela lucente assolutamente liscia. Un silenzio dolce avvolse le due figure, interrotto solo dal movimento dell’acqua attorno alla barca.
Il ragazzo osservava felice la luna e pensava con gioia alla notte di pesca con il padre.

«Papà, è questo il Paradiso?»
L’uomo smise di remare frenando leggermente la barca.
Prese tra le sue mani quelle del ragazzo e gli sussurrò piano.
«Quando la mamma ci raggiungerà, allora sì che saremo in Paradiso.»
Una lacrima scese dalle guance del ragazzo.
«Quando sarà?»
Il padre non rispose. Riprese i remi dirigendo la barca verso la luna.
Lentamente, come lento e dolce era il suono del mare, la barca e i due spiriti svanirono, così come erano apparsi, sulla scia della luna riflessa nel mare.

Gaetano Taverna

 

 

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